giovedì 27 maggio 2010

Un giorno in clinica

Vivo qui da troppo poco tempo per dare un'opinione ponderata e complessiva del sistema sanitario dominicano. E poi - grazziaddio - sto abbastanza bene.
Però posso riportare le mie prime impressioni, e poi magari riprenderemo l'argomento.
Mi avevano detto, e avevo letto, che in Repubblica Dominicana la sanità pubblica non è proprio un granché, e che conviene affidarsi alle cliniche private.
Io non so come sia la sanità pubblica: ho solo accompagnato una sera al pronto soccorso la mia meravigliosa novia, che non si sentiva bene, ed effettivamente sì, l'ospedale è vecchiotto; ma più di questo non posso dire.
Invece ho avuto a che fare con le cliniche private.
Mi sono fatto il mio seguro medico, perché senza assicurazione mi hanno spiegato che non conviene stare.
Il mio piano costa circa 30 euro al mese, e mi copre l'80% di tutte le spese (anche per le medicine).
Ho quindi scelto una clinica, una grandicella tra le centinaia che sono qui in Capitale, soprattutto a Gazcue, il bellissimo quartiere pieno di alberi non lontano dalla Zona Colonial, e sono andato a consulta da un dottore
(da qualche tempo mi fa un po' male la schiena).
Niente di che, mi fa lui dopo la visita, però visto che ci siamo facciamo un bel checkup completo. Analisi del sangue e delle urine, ecografia, radiografia, tac.
Mi dico: adesso comincia il bello. Sai che rottura.
Invece, da non credere.
Ho fatto tutto in un giorno. Il giorno stesso.
Tutto.
E l'indomani avevo tutti i risultati.
Quelli delle analisi sono arrivati online, nella mia area privata del sito del laboratorio (così li può consultare anche il mio medico italiano...).
E cioè qui funziona che uno va in clinica, chiede di fare una tac, paga 8 euro (il prezzo di una bottiglia di vino decente, per capirsi, 70 euro se non ha il seguro), gli fanno la tac all'istante, e dopo mezz'ora ha il risultato.
Poi, sempre nello stesso reparto, si sposta a fare la sonografia. Mentre mi faceva l'ecografia, la doctora mi mostrava tutto sul mio monitor, e alla fine mi ha consegnato il referto e il dvd con la registrazione.
Ora, io non posso esprimere giudizi sul livello di preparazione della classe medica dominicana.
Ma i tempi e i livelli dell'assistenza sono di eccellenza.
E non è - tanto per chiarire - solo roba da paperoni.

domenica 23 maggio 2010

Un nome, una garanzia

Qua le pillole contro la disunzione erettile si vendono in farmacia senza prescrizione alcuna. E come tutte le medicine, è possibile comprarle anche sfuse.
Vanno molto di moda anche tra i giovani, molti le prendono come fossero aspirine per fare bella figura.
Alle marche più conosciute e leader di mercato in tutto il mondo (che qui costano meno) si affiancano preparati locali, alcuni dei quali è possibile comprare anche al colmado (alimentari) e che si pagano circa 1 euro a pillolozzo, anche meno se c'è l'offerta speciale :)
I più comuni sono Erec-F, Elevex (...), Viga, , La Pela (v. sopra una elegantissima pubblicità...).
Ma il mio preferito è quello sotto: il solo nome mi fa impazzire. :)))))

venerdì 21 maggio 2010

Capelli

Abbiamo già accennato al salon, dove le dominicane passano molto tempo per lavare, stirare, tingere, tagliare, allungare (le extension qui vanno alla grande), intrecciare, acconciare (etc.) i capelli. Oltre che per chiacchierare, ovvio.
C'è addirittura chi ci va quasi tutti i giorni ma, claro, dipende dalle finanze e dal tempo a disposizione. Ad ogni buon conto è difficile che si esca per un appuntamento se non si è perfettamente a posto, linde e pinte. 
Anche gli uomini hanno il loro barber shop, e devo dire che faccio una certa fatica a spiegare il tipo di taglio che voglio: basti vedere questo poster per farsi un'idea.
Ah, non credo che abbiano pagato i diritti per le immagini di Leonel, Obama etc.  ;)

mercoledì 19 maggio 2010

Transporte Publico

I trasporti di Santo Domingo sono un esempio - uno dei più paradigmatici - di come vecchio e nuovo convivono qui in Repubblica Dominicana, dei contrasti spesso stridenti di un Paese ancora in (forse perenne?) desarollo, ma per alcuni versi giá ben cresciuto e sviluppato.

La voladoras (foto) è senza dubbio il mezzo di trasporto pubblico più diffuso in Capitale.
Il nome di questa guagua si deve alla velocità di crociera, ragion per la quale c'è qualcuno che la chiama el terror sobre ruedas, anche per le precarie condizioni del mezzo e la conseguente mancanza di sicurezza (per clienti e pedoni). 
In pratica è un pulmino, più o meno malridotto ma certo non nuovo, che segue un giro fisso, e che si ferma ogni volta che qualcuno vuole salire o scendere. Viaggia con la porta laterale aperta, e il cobrador (colui che cobre, ossia che fa pagare, il bigliettaio se volete) si sporge fuori per urlare le tappe principali del tragitto e conquistare così nuovi clienti tra i passanti. Quando ne trova uno, batte con la mano sul tetto della guagua, e il conducente si ferma. Idem quando si vuole scendere: basta urlare cobrador, dejame (lasciami) e lui avvisa allo stesso modo l'autista.

Un'alternativa è il carro publico, una vecchia auto che anche in questo caso segue una ruta fissa e si ferma quando necessario. Qui c'è ovviamente meno spazio della voladora, il che non sempre significa meno passeggeri: si viaggia 4 dietro e 2 sul sedile davanti, con il terrore che salga la ciotta o il ciotto che ti riduce in una polpetta sudata. Si paga direttamente al choffer (pronuncia "cioffér"), il quale in marcia fa un segno con la mano sinistra fuori dal finestrino a rappresentare la ruta.

Gli autobus pubblici veri e propri sono quelli dell'OMSA (Oficina Metropolitana De Servicios De Autobuses). Sono meno numerosi, fanno tragitti molto più lunghi , e spesso - grazziaddio - hanno l'aria condizionata. Sono certamente più sicuri di voladoras e carri pubblici, ma purtroppo in certe zone non passano proprio.

Dalla fine del 2008, inoltre, Santo Domingo è dotata di una linea di metropolitana.
Il Metro collega il malecon (lungomare) a Villa Mella, popoloso quartiere a nord, in un tragitto di 14,5 km con 16 fermate (10 della quali sotteranee).
Si tratta della prima delle 6 linee che fanno parte del nuovo sistema di trasporti di Santo Domingo, presentato dal Governo presieduto da Leonel Fernandez .
Treni nuovi e con aria condizionata (senza, pare rimasta solo l'Italia), stazioni pulite e sicure (almeno per ora, sembra), biglietto con card ricaricabile a quote popolari.
L'accoglienza dei dominicani è stata entusiastica, ma non sono mancate le polemiche sull'utilità di investire ingenti capitali (prestati dall'estero) in questo tipo di opere piuttosto che nella sicurezza o nell'educazione, e i dubbi di quanti ritengono che magari sarebbe stato utile prevedere un sistema di trasporti verso e dal metro onde evitare che i treni viaggino semivuoti (ad oggi, 30% della capacitá).

Chiudo questo lungo post (sorry) parlando dei taxi e dei motoconcho.
Compagnie di taxi in capitale ce ne sono a bizzeffe.
Ce ne fosse una che ti manda il taxi nei minuti che ti dice a telefono.
Va beh, lasciamo stare.
Di taxi ce ne sono nuovi e vecchi, puliti e zozzi, con e senza aria condizionata.
Quando si chiama conviene specificare che si vuole un taxi confortable y con aire. O se no un amarillo, ossia un taxi giallo, di quelli nuovi.
Per evitare sorprese, si può chiedere in questo momento alla centrale la tarifa per il percorso previsto (meglio), altrimenti si tratterá direttamente col chofer: il tassimetro qua non esiste, non c'è un cacchio da fare.
I prezzi non sono altissimi ma neanche bassi, e in genere non si va sotto i 150 pesos (3 euri). Altro discorso se si va in località turistiche. Tariffe alle stelle, si paga in dollari.
Bisogna sempre sperare, quando ci si muove di notte, che il taxi non prenda una delle tante buche - spesso voragini - e parta la gomma: se sei in una zona poco sicura ti va bene se ti lasciano in mutande.

Per risparmiare ci sono i motoconcho, ossia i taxi su moto. Spesso capita di vedere i dominicani andarci in tre. Un classico.
Il motoconcho è certo più economico del taxi, ma anche ovviamente meno sicuro, considerando lo stile di guida barbaro e prepotente degli automobilisti.
Ha poi due controindicazioni, a mia esperienza.
La prima è lo smog che tocca respirare. E qua l'attenzione all'ambiente non è certo una priorità: le macchine e i camion cacciano un fumo nero pazzesco, e non glie ne frega niente a nessuno.
La seconda è se il motoconchista non si è lavato molto bene. :-(

Padre Prio a Santo Domingo

La Repubblica Dominicana è fortemente cattolica (oltre il 90% della popolazione secondo le statistiche), anche se non mancano altre confessioni cristiane e - in alcune zone interne e nelle comunità negre - pratiche animiste (woodoo e macumba), magari mischiate grossolanamente al culto dei Santi e delle Madonne.
Davanti alla chiesa dedicata alla Virgen de las Mercedes (patrona della Repubblica Dominicana), nella Zona Colonial, ho trovato una statua dedicata a Padre Pio.
Il fatto di trovare un Santo delle mie parti mi ha dato una certa emozione, soprattuto considerando che la figura ricurva del Padre di Pietralcina si riconosce inconfondibile dai balconi di casa mia
L'emozione è stata maggiore quando ho letto la iscrizione dietro alla statua: "Con devocion, Familia Maruotti, Foggia, Italia".  

Occhi belli

Oggi ho vinto la timidezza nel fotografare i tanti volti volti interessanti che incontro.
Gli occhi di questa meravigliosa bambina meritavano un ritratto.
La splendida nonna 93enne mi ha dato il permesso e lei si è messa in posa.
Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro, se non che domani o magari oggi stesso se riesco le porto le stampe.

domenica 16 maggio 2010

Election Day con coprifuoco

Oggi nella Repubblica Dominicana si vota per il rinnovo delle amministrazioni locali e del Congresso (deputati e senatori).
Non si vota invece per la Presidenza della Repubblica.
Leonel Fernandez - rieletto il 16 agosto (...) del 2008 - sta tranquillo ancora per due anni.
Nella foto lo si vede nel corso di una manifestazione del suo partito - PLD, Partido de la Liberación Dominicana - in compagnia della Primera Dama Margarita Cedeño. Il presidente è quello di profilo col cappellino viola, il colore del PLD assieme al giallo, come si vede del resto dalla elegante tenuta della gentile signora.
Lo so che non é chiarissima, ma la foto l'ho scattata al volo sotto casa mia mentre passava la parata. Accontentatevi. Se volete immagini migliori del Presidente e della Primera Dama basta googlare un po'. ;)
Ieri sera per ordine del Governo bar, e locali in genere hanno dovuto chiudere a mezzanotte.
Mi hanno spiegato che è normale: serve a combattere l'astensionismo, che si attesta intorno al 30%.
Si va a letto presto, non ci si mbriaca, e il giorno dopo tutti a votare belli lucidi e riposati. 
Per questo motivo molti locali non hanno aperto proprio, e Santo Domingo di sabato notte era insolitamente spettrale.
Per fortuna abbiamo trovato un paio di discobar aperti dove tirar tardi. 
Mi era già successo il Venerdì Santo: tutti ma proprio tutti chiusi tranne qualche raro colmadon (grande colmado, v. post a riguardo), comunque deserto.
Non so se in virtù di questa sorta di coprifuoco - o se volete castrazione del divertentismo - l'astensione dal voto sarà effettivamente più bassa.
Da noi quando ci sono elezioni e c'è la bella stagione la tentazione è quella di andare al mare (qualcuno ricorderà l'invito di Craxi nei primi anni 90). 
Dando uno sguardo alla capitale, stamani, mi sa che in molti hanno ceduto, nonostante i probabili acquazzoni (mes de mayo, mes de agua).
Quasi quasi cedo pure io e vado in spiaggia: che mi frega, io non voto...

Aspetta.
Piove.
Governo ladro! :D

giovedì 13 maggio 2010

Apagones

Qui come del resto a Cuba e a Porto Rico (i Paesi vicini che ho avuto modo di visitare) i cavi della luce e del telefono sono volanti, e spesso per strada devi scansare fili appesi e staccati, che non promettono niente di buono.
I grovigli sono pazzeschi, e non invidio i tecnici che ogni tanto si devono arrampicare per aggiustare un trasformatore o rimediare a un accrocchio.
Credo che la foto (scattata nella strada di casa mia) renda l'idea.
Non mi chiedete cosa sono quei bidoni perché sto ancora cercando di scoprirlo. Il problema è che qui (come a Cuba, scusate per i riferimenti continui ma non posso evitarlo) ognuno ha una sua teoria, spesso articolata e fantasiosa (se non leggendaria), mai concordante, e non di rado si aprono dibattiti sul perché e sul percome - e devo dire che quando uno ha tempo e pazienza è anche gradevole assistere e perché no partecipare al dibattito, anche se non ne capisci un cacchio, tanto non ne capisce un cacchio nessuno.
Frequenti - anche in questo caso come a Cuba - sono gli apagones, ossia i blackout.
Sul perché capitano ci sono varie scuole filosofiche, gnoseologiche ed epistemologiche.
Sicuramente La Repubblica Dominicana non ha i problemi di bilancio statale che ha Cuba, quindi è difficile credere ci siano motivi economici. Secondo alcuni l'energia prodotta è addirittura superiore al fabbisogno, quindi proprio non capisco. Soprattutto se penso quanto cara è la bolletta della luce.
Mi limito a constatare che gli apagones capitano anche qui nella Zona Colonial (nei quartieri periferici e popolari capita praticamente ogni giorno, a volte ad orari fissi), e se uno non ha il generatore - inversor o planta full, a seconda delle finanze - tocca stare ore senza luce, ventilatori, aria condizionata, internet, radio, tv, e colla roba nel freezer che comincia a scongelare.
Se fa caldo - e fa caldo sovente - e la luce non torna per tutta la notte, il tuo letto diventa praticamente un sudario, hai voglia a spalancare finestre e balconi, serve a niente.
Ma non solo: se non c'è luce non funziona manco il salon, il parrucchiere, e allora la chica con la quale avevi appuntamento ti darà buca
Perché se non può arreglar el pelo - sistemare il capello, attività che richiede tra le tre e le otto ore, comprendendo anche le extensions, il trucco e le uñas acrílicas (v. foto) - non si sentirà abbastanza bella, e allora dieci a uno che non verrà.

mercoledì 12 maggio 2010

Yipetas y cocina con leña


Secondo una ricerca del 2007 (ultimi dati disponibili), in Repubblica Dominicana ci sono 604.215 motociclette, 299.260 auto, 83.479 yipetas (jeep o SUV), 100.335 camionetas (pickup) e 108.223 veicoli di altro tipo.
Lo stesso studio rileva come in 265.067 case si utilizza ancora la legna per cucinare (10,4% della popolazione), mentre 2milioni di famiglie usano gas propano (78,9%).
Cifre che riporto per dare la dimensione di un Paese per molti versi modernissimo, per altri indietro.
Considerato un paese povero, eppure pieno di ricchi (i grattacieli e le yeepetas di Santo Domingo sono di gran lunga superiori a quelli di Milano).
Un paese fatto di contrasti, e forti, come spesso avviene da queste parti e in genere nei cosiddetti paesi in via di sviluppo.
Ci ritorneremo: il discorso è lungo.

Tapones

foto dal blog http://divariandoenlared.wordpress.com 

Santo Domingo è una metropoli. Molto estesa, anche perché le costruzioni alte non sono molte (i grattacieli hanno cominciato a crescere da 10 anni a questa parte, gli edifici tradizionali sono case a un piano), e quindi la città è cresciuta tantissimo negli anni.
Le distanze sono enormi, e gli spostamenti non semplicissimi.
I dominicani non sono propriamente dei guidatori diligenti ed ordinatissimi, i passaggi da una corsia all'altra - tanto per dirne una - sono repentini (per evitare una buca enorme, per un sorpasso, una Presidente di troppo o anche semplicemente per rimettersi in marcia dopo una sosta), con tutto quel che ne consegue.
Come in qualsiasi grande città bisogna abituarsi ad avere a che fare con i tapones, gli ingorghi frequenti negli orari di punta, ma purtroppo non solo.
Fondamentale, in questo caso, l'aria condizionata in macchina, se si vuole evitare una sauna.

Tutti (tutti) suonano il clacson.
A lungo, insistemente.
Non serve a niente, ma non possono proprio trattenersi.
Non serve a niente perché qua si fermano in mezzo alla strada per far scendere una persona, o per imbarcarne un'altra, o ancora per caricare la spesa. E non gli passa manco per la capa che dietro tutti stanno pitando (suonando il clacson): ci si prende il tempo che serve, con serafica e indifferente calma.
La stessa calma con la quale sostano sotto casa mia, col motore acceso e l'aria condizionata a palla, in attesa (lunga, data la cronica dilatazione dei tempi) di qualcuno che deve arrivare. Il fatto che il fumo dello "scappamento" e la puzza entrano dalla mia finestra non li tange: la sensibilità per l'ambiente e l'inquinamento è molto poco diffusa, se non praticamente assente.
Ma i dominicani sono - generalmente - amables. Una volta, alle 7 del mattino - svegliato nel bel mezzo di un sogno in cui ero con Calindri nella pubblicità del Cynar - sono sceso di casa tra il furioso e l'assonnato e ho cosí individuato la fonte del mio inbubo e del prematuro risveglio: una vecchia ma elegante berlina Lincoln con un distinto signore sulla cinquantina, intento a leggere il suo libro; motore acceso, finestrini chiusi, climatizzatore a palla, in attesa di chissà chi, magari nessuno, piú probabilmente un diplomatico o manager da portare in ufficio.
Gli faccio toc toc, abbassa il finestrino, gli dico che el humo del motor llega hasta mi cama, mi risponde disculpe, ya està apagado, e spegne.
Un signore. O, per lo meno, una persona amable.
Se solo imparassero a spegnere il motore quando stanno parcheggiati li amerei di piu.

lunedì 10 maggio 2010

Trasero

Il sedere delle dominicane è prominente, una sorta di marchio di fabbrica, e per questo anche i manichini si sono dovuti adeguare. :))
Agli uomini dominicani in genere piace il trasero bello grosso; significativo, diciamo. Ognuno ha i suoi gusti, da questo punto di vista, e preferisco non addentrarmi in disquisizioni filosofiche a riguardo.
Solo annoto che questo atteggiamento lordotico (decisamente piacevole alla vista) porta con sé un'altra faccia della medaglia, ossia gli addominali prominenti, che nella maggioranza delle dominicane significa trippetta, se non propriamente panza.
Decisamente meno piacevole alla vista.

domenica 9 maggio 2010

Ahorita

Qua i ritmi sono generalmente rilassati (non parlo di musica).
Siamo in Latinamerica, Tropici, Caraibi, insomma fa caldo e la vita va un po' più a rilento.
Anzi, no. Non è esattamente così.
La verità è che hanno i loro tempi, non serve mettere fretta, a volte è estenuante (soprattutto con la burocrazia, manco a dirlo) ma altre volte sono insolitamente rapidi (efficienti è un altro paio di maniche): ho portato un jeans dal sarto dietro casa e dopo mezz'ora era pronto l'orlo (2 euri).
La cosa importante è non fare programmi quando ti viene detto "nos vemos ahorita".
Ahorita - o anche horita - può essere mezz'ora, un'ora o due o quattro, o può anche essere nunca: mai.
Non è infrequente che il tecnico dell'aria condizionata ti faccia stare tutto il giorno in casa ad aspettarlo e poi non viene nonostante al cellulare ti ripeta che arriva horita.
O che tu passi il pomeriggio a preparare una cena speciale per una ragazza e dopo un'ora di ritardo rispetto all'orario dell'appuntamento la chiami e lei ti dice candidamente che ha avuto un problema (mal di testa, mal di gola, apagon, salon cerrado, mamma o nonna o figlio malati), e che però horita viene, e si presenta a mezzanotte.
Insomma, ahorita è un concetto astratto, indefinito ed estremamente pericoloso.
Dal quale però è difficile sfuggire.

Nella foto, il Reloj del Sol (1753), che si trova davanti al Museo della Casa Reale, nella Ciudad Colonial. L'ho fotografato in modo che si vedano le due facce: una per le ore della mattina, l'altra per il pomeriggio. Se interessa posso pubblicare altre info e foto. Però non subito. Ahorita.

Zapatos colgados en los cables

Non si sa bene se nasce in Spagna e poi arriva in Latinamerica o - più probabilmente - il contrario. Sta di fatto che l'usanza di appendere le scarpe ai fili della luce o del telefono è comune anche nelle strade di Santo Domingo.
Secondo i più, serve a segnalare che in quella zona si spaccia droga.
Alcuni mi hanno detto che serve invece a ricordare uno spacciatore o un delinquente ucciso dalla polizia (...).
Secondo altri la droga e la polizia non c'entrano niente, e si fa semplicemente per goliardia o per festeggiare qualcuno che ha fatto i soldi e si è comprato un bel paio di scarpe nuove.
L'unica cosa certa è che Federico Moccia ha dichiarato la sua totale estraneità ai fatti.

Quindici anni

La fiesta de los quinces è una vera istituzione in latinamerica. Di derivazione spagnola, è la speciale festa di compleanno che celebra l'ingresso in società della Quinceañera, che da bambina diventa donna.
In Repubblica Dominicana a volte coincide con un vero e proprio Baile de Debutantes, ed ovviamente varia a seconda delle finanze della famiglia della quindicenne.
Mi è capitato spesso di incontrare nella Zona Colonial di Santo Domingo Quinceañeras che realizzavano servizi fotografici e video, con i loro bellissimi abiti colorati e pieni di veli.
In questo caso la ragazzina era un po' sovrappeso, e le coetanee sedute sulla panchina del Parque Colon non si esimevano da commenti divertiti.
Il cane, invece, non ha affatto pensato di interrompere la siesta.

El Conde

La Ciudad o Zona Colonial è sicuramente la parte più caratteristica e turistica della capitale. Non vi aspettate grandi cose, ma una visita la merita senza dubbio.
E il cuore della Zona Colonial è la Calle El Conde, la lunga via pedonale che collega il Parque Colon, la verde ed ombrosa piazza della Catedral Primada de America, con il Parque Independencia (che è si un parco ma è soprattutto un'antica fortezza militare che ospita anche l'Altare della Patria).
Il Conde è pieno di negozi di ogni tipo, bancarelle, qualche bar (pochi in verità), fast food, pizzerie, hotel.
Molto frequentato fino a tarda sera sia da dominicani sia da turisti.
Questi ultimi com'è ovvio vengono continuamente (ma non ossessivamente) invitati ad acquistare souvenir vari, sigari, cd musicali, quadri, magliette, bottiglie piene di erbe spacciate come viagra naturale.
Non è raro trovare gruppi di dominicani che giocano a scacchi (vicino all'hotel Mercure), a dama o a domino, su tavolini improvvisati o sulle panchine.
Le belle dominicane (di qualunque età e colore) sorridono ai coloriti piropos (complimenti) degli uomini, e non di rado rispondono divertite.
Da quando sono arrivato a Santo Domingo vivo praticamente nel Conde, ma nonostante questo non devo essermi ancora liberato della mia connotazione di straniero/gringo, dato che ad ogni angolo continuano indefessamente a propormi "Taxi taxi".
Spiegare che abito dietro all'angolo non serve: come per tante altre cose, ho imparato ad arrendermi.

venerdì 7 maggio 2010

Sole, mare, belle donne...

Vivo da un po' di tempo in Repubblica Dominicana.
Il sole, il mare, la spiaggia, le palme, le belle donne, la musica, il ballo, ...
Certo, la Repubblica Dominicana è questo, ma è anche tante altre cose. Alcune piacevoli, altre meno. Com'è normale che sia.
Tanto per cominciare vivo e lavoro a Santo Domingo, che è la capitale della Repubblica Dominicana.
Una metropoli di oltre 2milioni di abitanti, caotica e incasinata come sa essere una capitale del Caribe. Dove c'è il mare ma non si fa il bagno, dove certo fa caldo tutto l'anno, ma magari pure troppo, dove spostarsi non è facile per via dei "tapones" - gli ingorghi che ti rendono impossibile arrivare puntuale ad un appuntamento - dove insomma si può vivere bene ma trovando il giusto equilibrio e adattamento.
Il blog nasce per raccontare questa esperienza di vita ai Tropici, perché in questi mesi mi sono reso conto che ci sono tante cose da riportare. Interessanti, curiose, magari divertenti oppure no. Ma che vale comunque la pena di raccontare.
Se a qualcuno interesseranno beh, questo è un altro discorso. :)
Buon viaggio.