venerdì 30 luglio 2010

Colmado

foto da travelblog.org
Nonostante la diffusione di supermercati e ipermercati, il colmado resta un punto di riferimento fondamentale per i dominicani. Al colmado si trovano generi alimentari, ghiaccio, acqua (quella del rubinetto non è potabile), succhi, refrescos (cola e sode varie dai colori e gusti spesso improbabili), detersivi, condom, una pillola per il mal di testa o per la resaca (il dopo sbornia), una tarjeta (ricarica) per il cellulare, le sigarette, e così via.
La varietà dell’offerta cambia a seconda delle dimensioni e caratteristiche del colmado, che a volte propone anche un po' di frutta, ortaggi, carne, e pure sandwiches. Se è grande, si chiama supercolmado o colmadon.
Ma al colmado si va anche per bere una fria (birra) o un superalcolico (Il classicissimo ron oppure il uicki, come lo chiamano qua, venduti in bottiglie dalla mignon alla magnum) magari in compagnia, seduti sulle sedie di plastica dentro o fuori. E quindi diventa un luogo di socializzazione, soprattutto se ha una radio, uno stereo o un juke box che manda musica e/o video a tutto volume, e se ha uno spazio adatto per ballare.
Il vantaggio del colmado è che è comodo, perché ce n’è sempre uno vicino casa, vende anche sfuso (una sigaretta, una libbra di zucchero o di burro), è aperto tutti i giorni fino a tarda sera, e consegna a domicilio (in mancanza di campanelli o citofoni, parte l’urlo “colmado!”, uno dei primi suoni che ho imparato a conoscere in Repubblica Dominicana dopo il merengue e l’assordante antifurto delle auto, che parte col clacson e poi segue con altri tre o quattro allarmi in successione – un autentico strazio: non appena imparo come si fa lo registro e lo posto).
La mia fidanzata, che è una tipa precisa, mi ha insegnato che qualunque cosa si compra al colmado - bottiglie, lattine, etc. - va lavata con acqua calda (per chi ce l'ha) per proteggersi dalla leptospirosi, dato che lo stoccaggio delle merci non sempre avviene in locali propriamente igienici, e i ratones sono alquanto frequenti da queste parti :(( 
Pensavo fosse una precauzione eccessiva, fino a quando non ho visto in tv un’intervista al Ministro della Salute che raccomandava vivamente la stessa cosa, e ho dovuto regolarmi di conseguenza pure io.
Il che vuol dire anche - ahimé - rinunciare alla birrozza servita dal colmadero bien fria.
Bueno, più che rinunciare, diciamo limitare.
Eccheccà... :)
foto da acoste.net

3 commenti:

nuria perez paredes ha detto...

che bella esperienza francesco, e che coraggio! secondo me ce la puoi fare. anzi, ne sono convinta! besos

Francesco Abbatescianni ha detto...

Grazie Antonio!

Francesco Abbatescianni ha detto...

grazie Nuria, torna spesso! Un abrazo.